Software libero e GNU/Linux

Contributo del Socio Vittorio Albertoni

Con la dizione «software libero» si identifica una categoria di applicazioni software distribuite con una licenza che garantisce almeno quattro libertà fondamentali:

  • libertà di eseguire il programma per qualsiasi scopo,
  • libertà di studiare il programma e modificarlo,
  • libertà di ridistribuire copie del programma,
  • libertà di migliorare il programma e di distribuirne pubblicamente i miglioramenti, purché ciò avvenga alle stesse condizioni di licenza.

Prerequisito implicito per l’esercizio di queste libertà è che chi usa il software abbia accesso al suo codice sorgente, ovvero alle istruzioni, formalizzate secondo un linguaggio di programmazione, che determinano l’esatto comportamento del programma. Ciò che si usa definire con la dizione «open source».

Quasi sempre si tratta di software gratuito e l’autore declina qualsiasi responsabilità su conseguenze dell’uso del software. In certi casi viene offerto con garanzie ed assistenza ed allora viene acquisito a titolo oneroso.

Generalmente la produzione di questo software avviene partendo da un’idea generatrice ad opera di una organizzazione (lo ha fatto in più occasioni Google), più spesso, di una o di un piccolo gruppo di persone, che viene lanciata ad una comunità di volontari per essere ulteriormente sviluppata.

La serietà di tutto l’impianto è garantita dall’esistenza della Free Software Foundation, fondata da Richard Stallman nel 1985, alla quale si deve l’ideazione e la tutela della licenza GNU General Public License con cui viene rilasciata gran parte del software libero.
La parte restante viene rilasciata con licenze similari (MIT, BSD, Apache, Creative Commons, ecc.).

A differenza del software libero, quello che, per contrasto, chiamiamo software proprietario è una scatola chiusa, e non è dato sapere come funziona e cosa fa mentre è in esecuzione e, salvo rare eccezioni, si può ottenere solo pagandolo, spesso a caro prezzo.
Una delle più esemplari produzioni in stile software libero è quella del sistema operativo Linux, diventato il sistema operativo del progetto GNU: da una prima bozza di kernel scritta dall’allora studente universitario di Helsinki Linus Torvalds, la comunità ha generato un sistema operativo perfetto, che fa girare quasi tutti i server e i supercomputer esistenti.

Altro esempio quello del linguaggio di programmazione Python: da una prima bozza realizzata dall’informatico olandese Guido van Rossum la comunità ha realizzato il linguaggio con cui è stato programmato ChatGPT e quasi tutto ciò che è stato prodotto negli ultimi anni in tema di intelligenza artificiale.

Purtroppo esiste un’ampia fascia di utenza, che ricorre per tanti motivi all’informatica senza avere alcuna dimestichezza con essa, che si accontenta del sistema operativo che trova sul computer quando lo compra e che preferisce usare software acquistato a pagamento, quasi che l’averlo pagato sia una garanzia di buon funzionamento.

E’ un vero peccato, perché questa è la strada attraverso la quale facciamo con il computer ciò che il computer ci consente di fare.
Se volessimo far fare al computer ciò che vogliamo noi dovremmo affidarci al software libero, a partire dal sistema operativo GNU/Linux.
Possiamo provare Linux in tanti modi: installandolo di fianco ad un altro sistema operativo, installandolo su macchina virtuale o semplicemente installandone una delle tante versioni leggere che ci sono in circolazione su un vecchio computer su cui si è impiantato Windows.
Su Internet troviamo quante distribuzioni Linux vogliamo.
Per un computer normodotato penso che attualmente la distribuzione migliore sia MX Linux.
Per un computer datato e di scarse risorse possiamo utilmente ricorrere a Lubuntu o Xubuntu.

I produttori di software libero rispettano comunque anche la libertà di chi scelga di lavorare su altri sistemi operativi e una grande quantità di software libero funziona anche sui sistemi operativi Windows e Mac. In genere, però, le migliori performance si ottengono su Linux.