Sopravvivere alla crisi:Il barter marketing come strumento per ridurre i disagi della povertà

di Giancarlo Cervino

L’aumento della disoccupazione di medio lungo termine, soprattutto quella giovanile, della sottoccupazione, della precarietà nelle economie industrializzate e terziarie dei paesi sviluppati, sta portando alla creazione di nuove forme di povertà all’interno di economie mature.

Un esempio particolare è quello dei working poors, cioè di coloro che pur avendo un lavoro non hanno la possibilità di permettersi un alloggio ed in alcuni casi anche dei vestiti ed un’alimentazione adeguata.

La disoccupazione deriva direttamente dalla situazione di crisi economica delle imprese in questi paesi che soffrono della crisi di liquidità derivante dalla difficoltà di accesso al credito bancario e difficoltà di incassare i crediti commerciali, nonché dall’eccesso di capacità produttiva e da un calo della domanda dovuto anche alla forte concorrenza internazionale da parte di Stati con un minor costo del lavoro e delle risorse produttive.

La piaga della povertà in un paese sviluppato può provocare dei fenomeni di disagio sociale maggiori di quelli che si potrebbero riscontrare in un paese in via di sviluppo o in economie cronicamente sottosviluppate quale quelle denominate del “Terzo Mondo” o “Quarto Mondo”.

Infatti, in un paese con alto tenore di vita medio, i poveri percepiscono con maggiore immediatezza la presenza di ampie disparità e diseguaglianze nella distribuzione della ricchezza provocando fenomeni di esplosione della rabbia collettiva quali quelli che scoppiano nelle periferie di alcune importanti capitali europee fra cui spiccano Parigi, Londra, Roma e soprattutto Atene.

In attesa di una ripresa della crescita economica che probabilmente tarderà di parecchi anni ad arrivare in assenza di choc esterni o interni quali una guerra civile o una situazione di distruzione delle infrastrutture e successiva necessità di ricostruzione, urge domandarsi se esistono delle tecniche e degli strumenti di marketing che possano validamente aiutare ad attenuare il disagio sociale delle frange più povere.

Rifiutando i modelli estremi di consumo e percezione dello status quo in rapporto alla capacità di spesa, chi non ha alcun mezzo monetario (oppure ne dispone in maniera modesta) per garantire il proprio sostentamento (o della propria famiglia) tende sì a ridurre le spese, ma anche a rivolgersi alla più primitiva ma non per questo meno efficace forma di scambio umano: il baratto.

L’essenza del baratto come sistema per il soddisfacimento dei bisogni, almeno quelli primari, è praticamente invariata da migliaia di anni, ma l’ambiente sociale ed i mezzi tecnologici di scambio sono profondamente cambiati in seguito all’avvento del Web e dei mezzi di diffusione di massa delle informazioni.

Ecco che il barter marketing (letteralmente: marketing del baratto) può diventare la nuova frontiera di un marketing responsabile per l’attenuamento dei disagi della povertà.

Oltre al baratto tra gli individui, ancora più interessante da esaminare è il baratto fra le imprese, che è stato definito come: uno strumento finanziario e di marketing basato sul BARATTO. Si tratta cioè di un sistema di scambi dove il denaro NON entra affatto in gioco o lo fa in modo marginale.

Il meccanismo può funzionare in due modi:

a) scambio in compensazione mediante permuta:

ogni partecipante deve trovarne un altro con cui scambiare il bene (anche con parziale conguaglio in denaro)

b) creazione di un circuito di scambi basato su una “moneta complementare”: cedendo un bene il partecipante acquisisce un ammontare “X” di “crediti” (parametrato al valore del bene scambiato, con criteri da definire) che può utilizzare per acquisire altri beni, anche da soggetti differenti da quello cui ha ceduto il proprio. (definizione tratta da Open Business Ideas – Open Network Economy – www.obi-one.eu, 2009.

Il barter marketing rielabora un marketing mix dove la definizione dei prezzi non si basa sul valore monetario intrinseco del bene, ma sulla sua capacità di soddisfacimento dei bisogni aziendali e personali e viene gestito non più sotto i portici delle fiere medievali ma tramite la rete del Web con accessi gratuiti e terminali low cost e perciò liberamente accessibili anche ai più poveri o alle aziende con scarse risorse tecnologiche.

Il barter marketing può contribuire alla creazione di nuovi modelli di consumo ed approvvigionamento di beni per la soddisfazione di bisogni primari: cibo, alloggio e vestiario ed informazione ed anche di qualcuno più voluttuario che può aiutare a sopportare e talvolta superare la condizione psicologica e materiale di disagio che si crea in un simile periodo di crisi sociale ed economica.

Il barter marketing a disposizione delle imprese, soprattutto quelle più piccole ed esposte alla concorrenza internazionale di un mercato sempre più aggressivo, può aiutare a liberarsi dal giogo del reperimento della moneta presso il sistema finanziario per sopperire alla crisi di liquidità che serve a retribuire la forza lavoro ed i fornitori, abbassando i costi (anche con il baratto di beni usati per quanto riguarda i beni mobili ed i mezzi di produzione) ed aumentare la competitività.

Il barter marketing consente anche di assorbire quegli eccessi di capacità produttiva di beni che sono soggetti ad obsolescenza tecnica o della moda e che molte volte vengono lasciati deperire o distrutti perché non vendibili attraverso i tradizionali canali distributivi basati sull’interscambio monetario.

Per gli studiosi ed esperti di marketing rappresenta senza dubbio una nuova sfida per un rilancio di lungo periodo del sistema economico tramite una gestione di un momento della transizione economica caratterizzato dall’assenza di mezzi monetari o di inaccessibilità degli stessi pur in presenza di un sistema produttivo integro e non danneggiato, per esempio, da una guerra o da una catastrofe naturale.