La domanda che ha accompagnato il seminario sull’innovazione e la creatività organizzato dall’AISM e tenutosi il 19 ottobre in Assolombarda è stata: “Investire nell’innovazione e nella tecnologia, è possibile in Italia?”
Per rispondere a questa domanda è necessario tener conto di alcuni fattori. Da un lato, i principali indicatori di performance del sistema nazionale della ricerca e innovazione (risorse di input, output, fattori abilitanti, impatti) e, dall’altro, i comportamenti delle imprese innovatrici e i risultati da loro conseguiti.
di Gina Roxana Suharu
La crisi ha avuto un’ impatto negativo sulla propensione all’innovazione delle imprese. I dati raccolti ed elaborati dalla Fondazione COTEC confermano il permanere di un significativo divario tra l’Italia e i principali Paesi europei nell’impegno in ricerca e innovazione, soprattutto in termini di risorse dedicate, e nella competitività tecnologica e produttiva che ne consegue. Dal 2008 al 2009 il 26% delle imprese italiane hanno ridotto i loro investimenti in innovazione a causa della crisi. Tale divario tende a colmarsi in maniera limitata grazie alla produttività scientifica dei ricercatori pubblici (Italia al secondo posto in Europa per produttività scientifica dei ricercatori), ma l’innovazione deve essere trainata soprattutto da maggiori investimenti sul tessuto imprenditoriale italiano. Purtroppo, la società riserva vincoli che non aiutano a crescere e ad affermarsi. L’eccessiva burocrazia e i meccanismi normativi spesso ridondanti non solo rallentano lo sviluppo di progetti innovativi, ma, limitano l’investimento in innovazione. C’è un assoluto bisogno di rapidità e di flessibilità, di valorizzare l’intelligenza creativa e soprattutto di coltivare leader creativi.
Tra i vari risultati che genera l’innovazione sono senz’altro da menzionare:
miglioramento della qualità di prodotti e servizi;
accesso a nuovi mercati e incremento della quota di mercato;
incremento varietà di prodotti e servizi.
Cosa fare per creare i presupposti affinchè tutto ciò si verifichi? Bisognerebbe forse partire da progetti fattibili e realizzabili. Mettendo a confronto due paesi, India e Italia, notiamo differenze significative.
Dalla ricerca realizzata dall’Osservatorio Internazionale Innovazione e Creatività AISM, in collaborazione con la Fondazione COTEC, RMAI – associazione marketing indiana, e la società di consulenza Mart, risulta che l’India è il più grande bacino di manodopera al mondo, è un paese giovane e la seconda lingua ufficiale è l’inglese. In India vi sono centri di eccellenza nella formazione, la più grande industria cinematografica al mondo e il più grande ospedale pediatrico del mondo specializzato in cardiologia e telemedicina; ma l’India è soprattutto un Paese che riesce a convogliare l’attenzione di multinazionali dell’information technology, dei comparti alimentare, farmaceutico, elettromeccanico, automotive, ecc.
Perché tanto interesse in questo Paese?
La risposta è semplice: l’India è un laboratorio di innovazioni. Accanto ad innovazioni pensate e sviluppate nei centri di ricerca c’è un’innovazione che parte dal basso e che reinventa i prodotti rendendoli fruibili a fasce di popolazione prima escluse. Si tratta di un’innovazione sociale e frugale che parte dalle poche risorse disponibili, ma che sviluppa prodotti o servizi che soddisfano pienamente i bisogni di ampi segmenti di popolazione con gli stessi bisogni di ogni consumatore.
La DR Motor Company S.p.A. è la dimostrazione di tutto quello che è stato detto fino ad ora. La DR Motor Company ha reinterpretato il modello di business prevalente nel settore automotive. I numeri parlano chiaro. La conoscenza quasi trentennale del mercato automotive, unita a competenza tecnologica, stile, design, e un’offerta prodotti con elevato “value for money” per il cliente, comunicato in modo intelligente e a volte alternativo, un’ottimizzazione degli investimenti, hanno portato l’azienda ad una performance positiva dell’85% di incremento di quota nel 2010 rispetto al 2009. La DR Motors ha una capacità di assemblaggio di 115 vetture al giorno e 103 service points dislocati su quasi tutto il territorio nazionale. Lungimiranza imprenditoriale, un modello di business nuovo affiancato da una strategia di marketing semplice, ma, intelligente per entrare in un mercato tradizionale, sono il punto di forza della DR Motors.
Per questo motivo Franco Giacomazzi, Presidente AISM Associazione Italiana marketing, ha consegnato l’edizione 2010 del prestigioso Premio Tagliacarne 2010 a Massimo Di Risio, Presidente di DR Motors Company S.p.A. Il Premio Tagliacarne è il più importante riconoscimento italiano alla carriera di una persona e all’attività di un’Ente o Impresa nel campo del Marketing.
La giornata di approfondimento sull’innovazione si è conclusa con l’intervento di Giandomenico De Franco che ha dimostrato, attraverso case study e modelli concettuali, come l’innovazione non sia solo una questione di investimenti in ricerca e sviluppo ma piuttosto un processo di “monitoring” e “reinventing” che, attraverso l’ampio set di metriche disponibili in letteratura di marketing, generi un vantaggio competitivo sostenibile, e nella migliore delle ipotesi un “blue ocean”, che rimanga tale per un lungo tempo.