L’ecologia delle organizzazioni.

L’ecologia delle organizzazioni. La sostenibilità nel B2B: il caso Siemens.

di Antonia Santopietro, Coordinatrice Dipartimento di Green Marketing
pubblicato su MyMarketingNet il 15/7/2014

Crisi, recessione, perdita di valori, distruzione ambientale obbligano l’intero sistema economico-produttivo ad un processo di ripensamento. Siamo di certo più abituati a tradurre questo processo con il termine innovazione che ci rimanda ad un’idea di cambiamento legata a qualche forma di progresso in particolare tecnologico rispetto a quanto si è fatto fino ad allora. Il termine ripensamento ci porta invece a mettere in discussione i riferimenti valoriali del fare impresa, rappresenta l’orientamento a sperimentare nuovi modelli economici ispirati da valori di tipo ecologico. La prospettiva ecologica dell’economia non è di recente creazione ma la necessità di trovare un’integrazione di visioni, comportamenti e azioni responsabili alla managerialità sostenibile è trasversale a qualsiasi settore e quanto mai attuale.
Ma quali sono i cardini di un’organizzazione ‘ecologica’? In quest’ordine di importanza: il Pianeta, le Persone, il Territorio e il Profitto

Il Pianeta: “Chiunque affermi che una crescita esponenziale può continuare per sempre in un mondo finito o è un pazzo o è un economista”: questo diceva John Steinhart, professore di geologia all’università del Wisconsin nel 1973 seguendo le affermazioni dell’economista K. E. Boulding. Le risorse del pianeta sono limitate e pertanto nessuna crescita è possibile in un contesto di limitatezza strutturale senza che questo si traduca in forti perdite di fattori „produttivi“ ambientali, della bio-diversità ovvero di risorse ecologiche vitali per le presenti e future generazioni. Questo tipo di consapevolezza non è opinabile, si può discutere sul livello di presa di coscienza dell’impresa ma non sulla sua urgenza di farsene carico. La responsabilità attesa rispetto a questo è altissima. Le aziende basano le loro attività sull’interscambio ad oggi non equo tra lo sfruttamento di risorse ambientali e la messa a disposizione sul mercato di merci, così incidendo fortemente sull’impronta ecologica.

Le Persone: abituarsi a pensare l’impresa come un soggetto a valenza sociologica oltre che economica è una visione di certo evoluta ma che fa la differenza tra un’impresa responsabile ed una non. Le persone hanno un valore come destinatari di una proposta di mercato, hanno valore come parte di un sistema lavorativo etico, e hanno valore come partecipazione attiva alla creazione di una cultura ecologica incentrata su un dialogo a due vie tra produttore e consumatore eco-sensibile. Le persone esprimono e recepiscono comportamenti virtuosi, stimolano l’eco-innovazione secondo un naturale processo di sviluppo cognitivo che Goleman definisce intelligenza ecologica. “La cura per l’ambiente non è un movimento o un’ideologia è il nostro prossimo gradino evolutivo (…) Perché l’uomo è un animale con una nicchia ecologica particolare da salvaguardare: L’intero pianeta Terra” – Daniel Goleman.

Il Territorio: seppure in una visione globale l’impresa deve fare la quadra con la geolocalizzazione delle relazioni economiche, la valorizzazione dell’economia del territorio, la restituzione responsabile di valore in termini di cultura e occupazione al geospazio da cui si attingono in via diretta o indiretta le risorse utili al proprio business. Altresì al pubblico governo l’impresa privata deve chiedere una collaborazione nel mantenere i limiti di sostenibilità del territorio e la condivisione di azioni di coerenza tra fruibilità responsabile dello stesso e politiche di servizio di supporto alle attività economiche in esso presenti.

Il Profitto: e veniamo all’obiettivo caratteristico dell’impresa e che tale resta anche per l’impresa responsabile, quello che cambia non è come gli scettici ritengono la vocazione di sviluppo dell’impresa ma la direzione della crescita e la manegerialità che tengono conto dei valori precedenti. Crescere investendo nella produzione di beni che migliorano la salute dell’individuo, il suo benessere integrando una responsabilità (ambientale, sociale, etica) in tutta la catena del valore è invece la nuova opportunità di ricchezza. Oltre a questo, la matrice della gestione sostenibile dell’organizzazione ecologica prevede i seguenti comportamenti:
-operare in favore della comunità non soltanto come operatore economico
-essere esempio virtuoso di comportamenti eco responsabili
-impegnarsi in programmi di diffusione e comunicazione
-favorire processi di cambiamento
-favorire la creatività e la cultura della condivisione

L’impresa si trova ad operare in quella che l’UNESCO ha definito la Società Verde: ovvero una società giusta, equa ed inclusiva, contraddistinta da alcune caratteristiche che la definiscono come società della conoscenza, come la rottura con il business as usual orientandosi al green o la scelta di soluzioni di vita innovative e creative che nascono da nuovi modi di pensare e da attegiamenti di persone di tutte le età e culture. („La sfida dell’economia ecologica“ M. Salomone, p. 113).
Quali esempi possiamo trovare ad una visione così sistemica della responsabilità ecologica delle organizzazioni.

Ho preso in considerazione un caso nel B2B: Siemens.
Come leggiamo nella pagina dedicata alla sostenibilità, campeggia in prima battuta un claim di posizione piuttosto centrato: “Per noi la sostenibilità è agire nell’interesse delle future generazioni rispettando l’economia, l’ambiente e la società”. A seguire i numeri dell'”acting responsibly” sulla matrice Pianeta/persone/territorio/profitto vista prima: “Agire con responsabilità significa bilanciare le dimensioni economia, ecologica e sociale il che non è una contraddizione ma può invece portare a nuove opportunità di business”.
L’obiettivo dovrebbe essere migliorare la qualtià di vita ovuqnue nel mondo contestualmente divenendo sempre più efficienti e riducendo il consumo di risorse naturali.
Oggi l’umanità sta consumando risorse pari a un pianeta e mezzo, ma noi ne abbiamo soltanto uno!“

Troviamo poi un‘interessante infografica sulle credenziali della sostenibilità, che titola così:
“Che cosa potresti raccontare ad un cliente se ti chiedesse della sostenibilità alla Siemens?“,
dove Siemens descrive, supportandola con key facts, un’importante visione sistemica della sostenibilità: “La sostenibilità in Siemens non è soltanto ‘green’, ma copre anche aspetti sociali ed economici, Noi mettiamo sotto lo stesso cappello della sostenibilità: le persone che lavorano con noi, la protezione dell’ambiente, il portfolio ambientale, la gestione della supply chain, la salute e la sicurezza del lavoro, l’identità aziendale, la collaborazione con i clienti, l’innovazione”.
Viene proposto anche un video di coinvolgimento e condivisione che contribuisce alla creazione di una coscienza ecologica comune.

Siemens vanta poi un altissimo punteggio al Dow Jones Sustainability World Index che include le 2500 aziende leader nel mondo nel campo della sostenibilità, e che valuta le performance finanziarie delle compagnie mondiali che seguono principi sostenibili. Di certo la portata di questo impegno è importante per le imprese, ma l’aspetto rilevante è senza dubbio il committment alla sostenibilità integrato al business, di cui, per concludere, è anche un interessante e validissimo esempio la politica green dell’italiana Mapei.