Le aziende di consulenza e di servizi professionali a fronte della crisi del primo decennio 2000

G.CarliniNel quadro generale di Crisi Socio Economica Globale, è diventato sempre più urgente da parte di tutti i tipi di Organizzazioni Aziendali, di tutti i settori, cooperare fattivamente per: consolidare la fragile fine della fase recessiva, limitare gli effetti della depressione causata dalla disoccupazione crescente e da quella che sta per scoppiare con la fine della Cig Straordinaria e dell’ Ordinaria attivata per situazioni “temporanee” di mercato. Infine, tenuto conto della irreversibile modificazione dell’assetto della domanda di prodotti e servizi, è vitale impostare le strategie per promuovere e cavalcare la ripresa sostenibile

di Giuseppe CarIini

 

Dalle conseguenze dell’evento mediatico mondiale del 2001 che, con le Torri Gemelle, ha iniziato il XXI° secolo sotto il segno della paura da vulnerabilità e impotenza preventiva, si è passati ai primi segnali di inaffidabilità sistemiche del mondo finanziario soverchiante l’eticità dell’Impresa e, per la prima volta nell’era moderna, di uno Stato sovrano.

Dal caso Enron ai Bond Argentini fino ai casalinghi Parmalat e Cirio, sono state esposte diverse tecniche elusive i controlli che il mercato riteneva di possedere per non soccombere alla speculazione indiscriminata.

Ma anche questi segnali non sono bastati per intercettare i rischi che dalla fine del secolo scorso il sistema finanziario aveva alimentato per aumentare la ricchezza “sulla carta” e che, a fronte di una crisi strutturale globale dei mercati a seguito delle diverse velocità e intensità tra la crescita del BRIC e delle altre economie emergenti, ha squilibrato le economie “occidentali”.

Oggi si parla di possibile default di paesi come la Grecia, il Portogallo, l’Irlanda, la Spagna, persino l’Italia (se salta la linea del rigore nel bilancio sul debito pubblico), senza meravigliarsi più di tanto e con la consapevolezza che le imponenti iniezioni finanziarie abbinate a forme più o meno palesemente protezionistiche, hanno frenato la caduta nel baratro ma non hanno impedito la ripresa e la continuazione delle attività speculative. Attività di sostegno che, da Obama a Tremonti, sono state denunciate come salvifiche per il Sistema Bancario nel suo complesso ma non produttive di sostegno alle imprese e all’economia reale.

Tra le tante ipotizzate quali le possibili vie d’uscita ? Forse l’unica sarebbe quella di intervenire sulla matrice valoriale che ha generato buona parte dello sconquasso: attraverso il ritorno all’Etica sostenibile. Su questo propongo alcuni spunti di Claudio Antonelli, presidente di PIU’, rilasciati sul Blog del Corsera.

“L’etica professionale è necessaria per la sostenibilità

Si è trascurato il tema dell’etica professionale, che costituisce un fattore essenziale di equità nel rapporto con l’utente, con il collega concorrente e con la società nel suo insieme…..

Una parte dei professionisti autonomi esercita fuori da ogni sistema di controllo, perché non fa riferimento ad alcun ente di rappresentanza che possa vigilare e regolare.

Per quelli che aderiscono ad organizzazioni (associazioni, ordini, collegi), c’è da dire che solo una parte di tali enti cura con attenzione il tema del comportamento etico, con codice deontologico o con carta dei valori etici.

Poche organizzazioni di rappresentanza si dedicano con impegno nell’informazione dell’utenza e nella formazione dei propri associati all’utilità e alla necessità dell’etica professionale.

Per garantire la “sostenibilità” del contributo professionale nell’economia attuale, il tema dell’etica professionale va posto sul tavolo della discussione come ingrediente strutturale, essenziale per l’equilibrio, affinché la reputazione dei migliori non sia contaminata dai comportamenti di spregiudicati o opportunisti.”

Sono riflessioni che vengono da un comparto che ha superato il 60% nella composizione delle imprese e che negli ultimi mesi sta attraversando una crisi pesantissima per la mancanza di ammortizzatori e di strumenti per il ricorso al credito per finanziare l’occupazione, l’innovazione, l’aggiornamento, la ricerca.

La domanda che è sorta spontanea a chi non aveva previsto il blocco degli investimenti: “ma come può sopravvivere il primario, il manifatturiero, il terziario se non investe nella ricerca, nel marketing strategico, nella comunicazione pubblicitaria ?” La risposta è una sola: senza lo studio e l’ascolto dei mercati non c’è possibilità di individuare le vie dello sviluppo sostenibile e, senza investimenti per contattare e soddisfare la domanda, non c’è futuro.

Tutto ciò porta ad una riflessione: l’etica professionale pretende l’equità nel rapporto con l’utente che va sostenuto e non solo assecondato, quanti l’hanno perseguito o sono in grado di farlo ? Da qualsiasi crisi usciranno, pensando a Darwin, non i più forti né i più preparati, ma chi si saprà adattare meglio ai cambiamenti: i più responsabili.